La Campania, una regione situata nell’affascinante sud Italia, è un vero tesoro nel panorama vitivinicolo del paese. Confina con Lazio, Molise, Puglia e Basilicata, nonché bagnata dal Mar Tirreno, beneficiando di una straordinaria varietà di influenze climatiche e culturali che si riflettono nella sua eccezionale produzione di vini.
Dalle suggestive coste della Costiera Amalfitana alle fertili colline dell’entroterra, questo territorio offre un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione enologica. Le colline ricoperte di vigneti e i maestosi vulcani, come il Vesuvio, creano un paesaggio unico dove la viticoltura prospera da millenni.
La Storia
La storia della viticoltura in Campania prende avvio con l’arrivo dei Greci, un’affascinante epoca che va dall’VIII al III secolo a.C. Questi appassionati navigatori del vino hanno introdotto nella regione varietà di uve selezionate come l’Aglianico e il Greco, avanzate tecniche di coltivazione e vinificazione. Le anfore, ad esempio, sono diventate il mezzo comune per la fermentazione e la conservazione del vino, elevando la qualità rispetto alle tradizionali giare in terracotta, grazie al clima favorevole e ai terreni fertili, la Campania ha presto assunto il ruolo di centro vinicolo di rilevanza.
Nel corso della dominazione romana, tra il III a.C. e il V secolo d.C., i Romani hanno perfezionato le tecniche di innesto, contribuendo notevolmente alla qualità e alla diversità delle uve. Le strade romane hanno agevolato il commercio del vino campano, consentendone la diffusione in tutto l’Impero. Grandi ville vinicole e anfiteatri testimoniano l’importanza del vino nella società romana.
Durante il Medioevo, i monaci benedettini e cistercensi hanno esercitato un’influenza significativa sulla viticoltura campana, svolgendo un ruolo chiave nella conservazione e nello sviluppo della coltivazione della vite. Il vino, centrale nelle loro pratiche religiose, assumeva un significato sacro e costituiva una fonte di sostentamento economico per le comunità monastiche.
Nel Rinascimento, si assiste allo sviluppo delle prime cantine vinicole organizzate, con pratiche di vinificazione sempre più sofisticate. Le famiglie aristocratiche contribuiscono a definire l’identità unica dei vini locali, consolidando il legame indissolubile tra territorio e bicchiere.
Nel XX secolo, la viticoltura campana affronta sfide come la fillossera, un parassita che colpisce duramente le vigne, causando un significativo declino nella produzione di uva e vino. Nonostante le perdite, la passione dei viticoltori campani per le tradizioni e le radici antiche porta a una rinascita dell’interesse per le varietà autoctone e i metodi di vinificazione tradizionali.
Nel secondo dopoguerra, la modernizzazione agricola porta a un aumento della produzione, ma anche a una certa omologazione nei metodi di coltivazione e vinificazione. Importanti sviluppi normativi, come l’assegnazione della Denominazione d’Origine Controllata (DOC) nel 1963 a diverse zone, garantiscono la tutela delle caratteristiche regionali. Nel 1991, il Taurasi ottiene la prestigiosa Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), riconoscendo la sua eccellenza.
Il nuovo millennio segna una fase di riscoperta delle radici viticole della regione. Vitigni autoctoni come la Falanghina e il Fiano tornano al centro della scena, mentre i produttori abbracciano la sostenibilità.
Il Territorio
La superficie destinata alla viticoltura della Campania si estende su un vasto territorio di 24.000 ettari, componendo un panorama variegato e suggestivo. Il 35% di questa estensione si erge sulle montagne, il 51% si adagia dolcemente sulle colline, mentre il 14% trova la sua dimora nelle pianure. La produzione annuale di vino in Campania raggiunge l’impressionante cifra di 1.700.000 ettolitri. La regione si fregia di un prestigioso patrimonio vinicolo, con un totale di 4 Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), 15 Denominazioni di Origine Controllata (DOC) e 10 Indicazioni Geografiche Tipiche (IGT).
Il territorio della Campania è caratterizzato da una varietà di elementi geografici che contribuiscono alla sua ricchezza e diversità. Lungo le costiere della Campania, come la Costiera Amalfitana e quella Sorrentina, si estendono le pianure alluvionali, come ad esempio la piana del Sele, grazie alla deposizione di sedimenti trasportati da fiumi come il Volturno, i terreni risultano generalmente argillosi e molto fertili. La presenza di vulcani attivi, tra cui il Vesuvio e i Campi Flegrei, dona ai terreni suoli vulcanici, ricchi di minerali. Le colline sono spesso terrazzate per favorire la coltivazione e prevenire l’erosione del suolo, principalmente calcareo.
Le montagne dominano gran parte del territorio, con l’Appennino campano che attraversa la regione. Il Monte Miletto, situato nel massiccio del Matese, è la vetta più alta della Campania. Nelle zone più interne, i suoli possono essere di tipo argilloso o calcareo. Queste caratteristiche influenzano la produzione di uve e vini, contribuendo a definire il profilo organolettico noto per la sua complessità e struttura.
Questa regione vanta un clima mediterraneo, influenzato dalla sua prossimità al Mar Tirreno e dalla presenza delle maestose montagne circostanti. Questo scenario unico regala alle viti un periodo di crescita prolungato e maturo, contribuendo così alla complessità aromatica dei vini della regione. Lungo le coste, si possono sperimentare inverni miti ed estati calde e asciutte; la vicinanza al mare svolge un ruolo chiave nel moderare le temperature, creando condizioni ottimali per la coltivazione. Tuttavia, salendo verso l’entroterra e le zone montuose, assistiamo a un notevole cambiamento climatico. Le aree montane, soprattutto quelle dell’Appennino, affrontano inverni più freddi, talvolta con nevicate. L’altitudine diventa un fattore determinante nelle variazioni termiche, offrendo estati più fresche rispetto alle pianure costiere.
Le principali Zone Vinicole
Costiera Amalfitana e Sorrentina
La Costiera Amalfitana e Sorrentina è un’area incantevole situata lungo la costa occidentale della Campania, comprende anche la penisola sorrentina con località come Sorrento. area rinomata non solo per la produzione di vini di alta qualità ma anche per la bellezza del paesaggio costiero, i borghi pittoreschi come Positano e Amalfi, e la ricca storia culturale. I vigneti in questa area si estendono sulle colline terrazzate, spesso a picco sul mare, e beneficiano di un terroir unico caratterizzato da suoli calcarei e vulcanici, da un clima mite, mitigato dall’influenza del mare, contribuisce alla maturazione ottimale dell’uva, conferendo ai vini una complessità e un equilibrio unici. Le uve coltivate in questa zona includono varietà come la Falanghina, la Biancolella, la Ginestra, Piedirosso e Sciascinoso (nota anche come Olivella).
Vesuvio
La zona vitivinicola del Vesuvio occupa principalmente le pendici e le parti circostanti del vulcano omonimo, Vesuvio, situata a sud-est di Napoli, comprende parti dei comuni di Ercolano, Torre del Greco, Portici e parte di Pompei. I vigneti si estendono sulle colline vulcaniche che circondano il vulcano, beneficiando del suolo ricco di minerali derivanti dalle eruzioni passate. I principali vitigni coltivati nella zona sono Aglianico, Piedirosso, Caprettone e Coda di Volpe.
I Campi Flegrei
La zona vitivinicola dei Campi Flegrei si estende precisamente a nord-ovest della città di Napoli. Questa area è caratterizzata da un paesaggio vulcanico unico, poiché si trova all’interno di una vasta caldera vulcanica. I comuni che fanno parte di questa zona includono Pozzuoli, Bacoli, Quarto. Le influenze marine e i suoli vulcanici e tufacei della regione conferiscono ai vini una particolare mineralità e complessità. Le varietà di uve coltivate in questa area includono Aglianico, Falanghina e altre, che prosperano in questo ambiente caratteristico.
Irpinia
L’Irpinia rappresenta una rinomata regione vinicola situata nell’entroterra della Campania, tra le colline del Taburno, le catene montuose dell’Irpinia e il massiccio del Partenio. Si estende principalmente in una serie di comuni, tra cui il capoluogo Avellino, Taurasi e Montefusco. I suoli prevalenti sono di natura calcarea e argillosa, elemento chiave che contribuisce alla diversità della viticoltura in questa zona. Tra i vitigni principali coltivati spiccano l’Aglianico del Taburno, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo.
Sannio
La zona del Sannio è localizzata nell’entroterra della Campania, occupando principalmente le province di Benevento, Torrecuso, Solopaca e zone circostanti. Il terroir è vario, con suoli che possono includere argilla, calcare e sedimenti vulcanici, diversità che contribuisce alla complessità delle uve. La zona gode di un clima mediterraneo con estati calde e inverni miti. In questa zona si coltivano vitigni autoctoni come l’Aglianico del Sannio, Falanghina, Greco e Coda di Volpe.
Cilento
La zona del Cilento si estende lungo la costa tirrenica a sud di Salerno, compresa tra il golfo di Salerno e il golfo di Policastro. Include comuni come Castellabate, Agropoli, Santa Maria di Castellabate e altri nella provincia di Salerno. Area caratterizzata da una combinazione di colline, montagne e costa, presenta una varietà di suoli, tra cui argilla, calcare e sedimenti marini. Noto per la sua biodiversità e la sua natura incontaminata. La viticoltura in questa zona è parte integrante di uno stile di vita tradizionale e sostenibile. I principali vitigni coltivati sono Aglianico, il Fiano, e il Greco e riflettono la varietà e la ricchezza della viticoltura della zona.
Caserta
Situata nella parte nord-occidentale della regione Campania, più precisamente, abbraccia diverse località nella provincia di Caserta, tra cui il territorio intorno a Pontelatone, Santa Maria Capua Vetere e comuni limitrofi. Quest’area si estende tra la pianura campana e le prime colline che si elevano a nord della città di Caserta, con suoli variabili che includono argilla, calcare e sedimenti marini. l vitigni presenti in questa area troviamo Aglianico, Falanghina, Pallagrello e Casavecchia, sono stati riscoperti e valorizzati negli ultimi anni, contribuendo a una produzione vinicola unica e caratteristica della zona.
I Vitigni
Aglianico
L’Aglianico è uno dei vitigni più importanti coltivati in Campania e ha una lunga storia nella regione. È un vitigno a maturazione tardiva e le sue bacche sono di piccole dimensioni, dalla pelle spessa e dal colore blu-nero scuro. Queste uve, con la loro alta acidità e maturazione tardiva, contribuiscono a profumi complessi nel vino. Le note di frutta nera, come ciliegie scure e prugne, si intrecciano con sfumature speziate e terrose, creando un profilo aromatico riconoscibile e irresistibile. Il territorio campano offre diverse zone di produzione, ciascuna con le proprie sfumature di stile e carattere. Accanto al maestoso Taurasi DOCG, troviamo altre denominazioni come l’Aglianico del Taburno DOCG e l’Aglianico dei Campi Flegrei DOC.
Fiano
Il Fiano è un vitigno rinomato della Campania, la principale zona di coltivazione è nell’Irpinia, in particolare attorno al comune di Avellino, ma il Fiano è presente anche in altre parti della Campania, come nelle province di Benevento e Salerno. L’altitudine e i terreni vulcanici dell’Irpinia contribuiscono alle sue caratteristiche. Noto per essere un vitigno che matura in modo uniforme e relativamente resistente alle malattie, il che può semplificare la gestione del vigneto. Le bacche sono di solito di dimensioni medie, rotonde o leggermente ovali, con la buccia delle bacche è relativamente spessa, di colore giallo-dorato o giallo-verdastro quando sono mature. Il Fiano si esprime al meglio nel rinomato Fiano di Avellino DOCG.Le vigne intorno ad Avellino forniscono un terroir ricco e variegato, conferendo al vino una complessità aromatica che spazia da note di frutta a polpa bianca a tonalità agrumate, il tutto arricchito da un’elegante freschezza e da una persistente acidità. Oltre al Fiano di Avellino, il vitigno può essere utilizzato in diverse espressioni, contribuendo alla creazione di vini IGT o a produzioni più localizzate come il Fiano di Sorbo.
Greco
Il Greco, un vitigno con radici che affondano nell’antichità, si presenta come elemento fondamentale nella ricca tradizione vitivinicola della Campania, specialmente nelle province di Avellino e Benevento. La sua crescita in terreni vulcanici, come quelli caratteristici della zona del Greco di Tufo, conferisce al vitigno una personalità distintiva e inimitabile. Questi suoli, arricchiti da minerali provenienti da passati eventi vulcanici, donano al vitigno caratteristiche uniche che si riflettono nei vini prodotti. La scelta di coltivare i vigneti a quote più elevate contribuisce a mantenere una vivace acidità nelle uve, elemento chiave nella struttura dei vini Greco di Tufo DOCG. Questa freschezza rende i vini adatti a diverse occasioni, dalla degustazione giovane e frizzante fino all’invecchiamento. Le dimensioni delle bacche sono di medie proporzioni, con la loro forma ovale, il colore giallo dorato e la buccia spessa e resistente.
Falanghina
La Falanghina è un vitigno la cui presenza predominante si concentra in quasi tutta la regione della Campania, includendo la zona del Sannio e la costa amalfitana, e in particolare nelle province di Avellino, Benevento e Caserta, dove i terreni vulcanici e calcarei conferiscono al vitigno le condizioni ideali per esprimere le sue peculiarità. La coltivazione in queste aree, unita al clima temperato della regione, contribuisce a una maturazione ottimale delle uve, mantenendo contemporaneamente freschezza e acidità. Le uve Falanghina comprendono grappoli di dimensioni medie con bacche sferiche e di medie dimensioni. La buccia, spessa e resistente, si presenta di un colore giallo dorato.
Piedirosso
Il Piedirosso, vitigno originario della Campania, rappresenta una gemma preziosa nel patrimonio vitivinicolo italiano. La sua presenza è particolarmente significativa nelle zone vulcaniche della Campania, con una presenza rilevante sulle pendici del Vesuvio, sull’isola d’Ischia, nelle province di Napoli e nei Campi Flegrei, dove trova un terroir ideale per esprimere al meglio le sue caratteristiche uniche. Le vigne di Piedirosso si distinguono per la resistenza e l’adattabilità, caratteristiche che hanno favorito la coltivazione anche in contesti climatici variabili. Le bacche si presentano con una buccia particolarmente sottile e di un colore rosso scuro o violaceo, di dimensioni medie e una forma tondeggiante. I vini prodotti sono noti per la loro freschezza, acidità e complessità aromatica fruttata. Gli aromi tipici includono frutti rossi come ciliegia e fragola, accompagnati da sfumature floreali e speziate. Spesso vinificato da solo, il Piedirosso può anche essere impiegato in blend con altri vitigni autoctoni, creando vini che raccontano la storia e la tradizione della Campania. Le origini del nome “Piedirosso” sono legate al colore rosso dei peduncoli delle uve mature.
Coda di Volpe
Il Coda di Volpe è un’antica varietà a bacca bianca con radici profonde nella storia della Campania; è citato già nei testi di Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia“, risalente all’epoca dell’antica Roma. Il nome stesso, “Coda di Volpe“, fa riferimento alla forma distintiva dei grappoli che ricordano la coda di una volpe. Questo vitigno è ampiamente coltivato in tutta la regione, con condizioni di coltivazione particolarmente favorevoli nelle colline di media altitudine dell’Irpinia, dove beneficia di un’ottima esposizione solare. Tuttavia, il Coda di Volpe trova spazio anche ai piedi del Vesuvio, a Benevento e nelle zone del Sannio e del Taburno. Si adatta bene a diverse condizioni climatiche e tipi di terreno ed è generalmente resistente a molte malattie delle viti, semplificando così la coltivazione e la gestione del vigneto. Trova la sua migliore espressione in terreni vulcanici. Le bacche di Coda di Volpe hanno una forma allungata, la buccia di uno spessore moderato e un colore giallo-verde quando sono mature. Il vitigno Coda di Volpe conferisce ai suoi vini freschezza, vivacità e aromi floreali e agrumati. La leggera frizzantezza è comune, e i vini mostrano una struttura moderata con mineralità, soprattutto se coltivati in terreni vulcanici.
I Vini della Campania
Taurasi (DOCG)
Il Taurasi, riconosciuto come il “re dei vini della Campania“, vanta la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). La sua area principale di produzione è situata nell’Irpinia, provincia di Avellino, dove il terroir, caratterizzato da colline e suoli calcarei, insieme all’altitudine variabile delle vigne, elemento che contribuisce alla complessità delle condizioni di coltivazione, conferisce ulteriori sfumature al carattere del vino. Il Taurasi è prevalentemente prodotto con uve Aglianico, una varietà che genera vini robusti e longevi, noti per i loro tannini vigorosi e la struttura complessa. Le tipiche note sensoriali dei vini Taurasi spesso abbracciano sfumature di frutta rossa e nera, spezie, cuoio e tabacco. La complessità aromatica può manifestarsi in modi diversi, ma l’elemento costante è la sua struttura robusta e avvolgente. Un tratto distintivo è la straordinaria capacità di invecchiamento. I migliori esemplari possono evolvere positivamente in bottiglia per decenni, sviluppando una sorprendente complessità e armonia nel corso del tempo.
Fiano di Avellino (DOCG)
Il Fiano di Avellino si erge con orgoglio tra i vini bianchi più prestigiosi della Campania, fregiandosi della denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), prodotto principalmente dalla zona di Avellino, questo nettare incarna l’essenza della varietà d’uva Fiano, impiegata con maestria per creare un profilo aromatico complesso. Il terroir della zona di Avellino, caratterizzato da suoli calcarei e da un clima favorevole, contribuisce in modo significativo alle caratteristiche distintive del Fiano di Avellino. L’altitudine delle vigne gioca un ruolo chiave nel preservare l’acidità delle uve. Questo vino è rinomato per i suoi profumi avvolgenti di frutta a polpa bianca, come pera e mela, che si fondono armoniosamente con sottili note di mandorla e fiori bianchi. Il suo sapore, spesso complesso, bilancia con eleganza freschezza e una struttura piacevolmente avvolgente.
Greco di Tufo (DOCG)
Il Greco di Tufo si distingue come un eccellente vino bianco della Campania, vantando la prestigiosa denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). Prodotto prevalentemente nella zona di Tufo, questo vino incarna l’essenza della varietà d’uva Greco, regalando un’esperienza gustativa distintiva e di altissima qualità. Uno degli elementi distintivi di questa pregiata bevanda è la sua pronunciata mineralità, derivante dai suoli vulcanici, ricchi di minerali. Tale caratteristica conferisce al vino una straordinaria freschezza e purezza. Il Greco di Tufo è Caratterizzato da avvolgenti profumi di frutta a polpa gialla, come pesca e albicocca, accompagnati da note floreali e minerali. Il suo sapore è spesso avvolgente, con un equilibrio armonioso tra acidità e morbidezza. Dotato di una solida struttura, questo vino può invecchiare in modo eccellente nel corso del tempo. Viene spesso elogiato per la sua capacità di riflettere in modo autentico il terroir unico della zona.
Lacryma Christi del Vesuvio (DOC)
Il Lacryma Christi del Vesuvio è un vino unico e storico della Campania, che può essere prodotto in versione bianca o rossa. La Denominazione di Origine Controllata (DOC) sottolinea l’importanza di questa zona vitivinicola situata alle pendici del Vesuvio. Il terroir vulcanico del Vesuvio, caratterizzato da suoli ricchi di minerali, conferisce caratteristiche uniche. Questo terreno contribuisce alle note di mineralità e freschezza presenti nei vini. Il nome “Lacryma Christi” significa “Lacrime di Cristo“, e la sua origine è legata a una leggenda secondo la quale le lacrime di Gesù, versate per l’angoscia del peccato umano, avrebbero bagnato il suolo vulcanico del Vesuvio. Questa narrativa ha contribuito a conferire al vino un fascino romantico e storico. La versione bianca esibisce aromi di frutta tropicale, agrumi e fiori, realizzata con uve di Coda di Volpe, Falanghina e Greco, mentre quella rossa spesso presenta note di frutta rossa, spezie e una piacevole acidità; le uve utilizzate sono di Aglianico e Piedirosso.
Aglianico del Taburno (DOC)
L’Aglianico del Taburno è un vino rosso distintivo della Campania che detiene la denominazione di origine controllata (DOC). Questo vino è prodotto nella zona del Taburno, un’area che gode di condizioni climatiche e suoli vulcanici e calcarei particolarmente favorevoli per la coltivazione dell’uva Aglianico. Conosciuto anche come “il Barolo del Sud” per le sue similitudini con il prestigioso vino del Nord Italia, l’Aglianico del Taburno è apprezzato per la sua robustezza, la struttura complessa e la capacità di invecchiamento. I profumi e i sapori tipici includono note di frutta nera, spezie e una piacevole mineralità. L’affinamento in botti di legno contribuisce a conferire al vino una ulteriore complessità, aggiungendo note di vaniglia e tostato che si integrano perfettamente con il profilo fruttato.
Falanghina (DOC)
La Falanghina è un vino bianco che riflette l’identità e la tradizione della regione della Campania. Questo vino è prodotto principalmente nella provincia di Benevento e in alcune zone selezionate nelle province di Avellino e Caserta; è ottenuto principalmente dall’uva Falanghina, una varietà autoctona che ha radici antiche nella storia vitivinicola della regione. La combinazione di fattori come il clima mediterraneo, l’altitudine e la composizione del suolo contribuiscono alle caratteristiche uniche di questo vino. Tra gli aromi più comuni si trovano le note di frutta bianca, come mela verde e pera, insieme a sentori agrumati che possono variare da limone a pompelmo. Si percepiscono spesso anche fiori bianchi e erbe aromatiche, che aggiungono ulteriore complessità al profilo aromatico. La freschezza e l’acidità vivace sono tratti distintivi di questo vino.
Conclusione
La storia della viticoltura in Campania è un’incredibile testimonianza della passione, dedizione e maestria dei suoi abitanti nel preservare e valorizzare le loro tradizioni vinicole. La Campania rimane un’indiscutibile destinazione per gli amanti del vino e rappresenta un faro nella cultura enologica italiana.