Sangiovese: il Rosso tipicamente italiano

di Guido Montaldo


Sul palcoscenico dei migliori vini rossi del mondo, accanto agli onnipresenti prodotti internazionali come il Cabernet Franc e Sauvignon, il Merlot e il Pinot nero, assume un ruolo sempre più importante una varietà tipicamente italiana: il Sangiovese.

Sembra che le origini del Sangiovese siano estremamente antiche, addirittura etrusche, altre opinioni, meno scientifiche, ma più divertenti, come quella dello scrittore Tonino Guerra, affermano che il nobile rosso sia nato in Romagna, e precisamente a Santarcangelo (suo paese natio) dove c’è il Monte Giove, nel cui sottosuolo si trovano centinaia di grotte, forse usate anticamente come cantine.

Il Sangiovese infatti è coltivato su una grande estensione del territorio italiano, oltre il 10% della superficie vinicola italiana.

In Toscana, per esempio, si sta riscontrando un incremento delle produzioni di  Sangiovese in purezza, come alternativa al Chianti Docg e attualmente è il più importante vitigno della regione, entrando dal 40 al 100%, in tutti i disciplinari dei rossi Doc e Docg.

Per fare alcuni nomi, sua maestà Brunello di Montalcino, ma anche vini di fama più recente, come il Morellino di Scansano che si sta affermando per il suo straordinario rapporto qualità/prezzo. Alcuni Sangiovese sono veri e propri “Supertuscans”.

Romagna, la terra straordinaria del Sangiovese, corre tra il mare e gli Appennini, dove i frutteti e i vigneti ricamano le colline che ospitano borghi, torri, rocche e castelli.

Un territorio variegato, che si estende dai lunghi litorali sabbiosi di Rimini e Riccione, al monte Falco (1658 m.). Il paesaggio è affascinante e offre scorci mozzafiato, sui calanchi  e affioramenti di gessi messiniani. La presenza del gesso nel terreno determina la formazione di morfologie carsiche come doline e valli cieche. Un fenomeno che si è espanso anche sottoterra, tanto che con più di 200 grotte è uno dei più estesi sistemi di cavità gessose d’Europa. Questa morfologia particolare ha evitato la diffusione dell’agricoltura intensiva, consentendo di preservare l’ambiente e il suo paesaggio.

Valli, insenature, piccole oasi e colline che si incuneano nell’Appennino, dove un microclima tiepido, rinfrescato dai venti dell’Adriatico e terreni molto particolari creano condizioni eccellenti alla coltivazione del Sangiovese.

Per la Romagna e i romagnoli il vino è sempre stato la voce dell’ospitalità.
Un antico detto popolare sostiene che “un po’ d’ombra ed un bicchiere di vino non si negano ad alcuno”.

Il Sangiovese è piantato in tutta la Romagna, da Bologna fino a Rimini, dove assume sapori e profumi differenti, tuttavia la parola d’ordine è freschezza, grazie ai classici sentori di mora, gelso, ciliegie, viola, iris, rosa, timo, maggiorana, sottobosco.

Cambia notevolmente nella tipologia Riserva, in cui il frutto è più concentrato, prevalendo sentore di confettura o sotto spirito, a fianco di deliziose note con sottofondo “tostato” dovuto all’affinamento in legno.

Il Sangiovese romagnolo Doc è un vino intimamente legato ai territori e alle sottozone dove nasce, si stanno sempre più consolidando piccoli cru molto vocati, che anno dopo anno confermano una crescita qualitativa costante.

Nella zona di Imola e Dozza il Sangiovese assume connotazioni di freschezza e sapidità, con vini mai troppo strutturati, ma piacevoli, bevibili, con un ricco corredo sapido, grazie a terreni misti, con argille, sabbia e calcare. Nelle colline faentine i vini sono raffinati, molto balsamici, più floreali che minerali. A Brisighella i Sangiovesi sono molto longevi, con squisite note erbacee, con profumi di mora e lamponi grazie alla presenza di argille nel suolo. Mentre a Bertinoroi vini sono pieni, caldi, molto sapidi, con profumi e sapori molto densi grazie ad un suolo ricco di fossili marini. A Predappio un terroir argilloso piuttosto pesante, offre condizioni strepitose per il Sangiovese, che qui, nel pieno dell’Appennino sa esprimersi con vini di struttura, profumi sontuosi di frutta sotto spirito e spezie.

Man mano che ci si avvicina alla costa, prevale l’influenza del mare: nelle colline di Coriano i vini diventano più strutturati, prevalgono i frutti e la sapidità.

Il Sangiovese di Romagna è il re della tavola, grazie ad una freschezza che gli permette di spaziare dalla carne al pesce, alle verdure. Quando è giovane il suo frutto leggero si presta a grigliate di carne, agnello ai ferri, parmigiana di melanzane e fresco si può provare con saporite zuppe di pesce, come il caciucco livornese. Un Sangiovese di Romagna Riserva, più potente e strutturato accompagna piatti grassi, ricchi e succulenti. Ottimo con pasta al forno, con polenta e spezzatino di cinghiale, con la cacciagione in generale fino ad accompagnare i formaggi stagionati.

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