Pinot Grigio, re degli abbinamenti a tavola

di Guido Montaldo


È una vera e propria “febbre da Pinot Grigio”, come è stata soprannominata, quella che ha invaso i mercati di tutto il mondo e per giunta di Pinot Grigio italiano.

Questo vino bianco, di origini francesi e ormai naturalizzato in Italia da oltre cento anni, è una celebrità sulle tavole di mezzo mondo, soprattutto negli USA, dove una recente inchiesta ha stabilito che è diventato il vino bianco più richiesto dai ristoranti, primato detenuto fino ad oggi solo dal Sauvignon.

Un vino bianco, che nasce però da un vitigno a bacca ramata, che è stato riconosciuto come una mutazione instabile del Pinot nero.

In Italia è stato ampiamente coltivato, con produzioni di masse di assoluto rilievo, soprattutto in Trentino e nel Veneto, e per molti anni uno dei vini più “in voga” della produzione italiana. Il successo commerciale è stato comunque accompagnato da un notevole sviluppo qualitativo, e, per quanto riguarda la superficie coltivata, il suo sviluppo ha spesso comportato l’abbandono di specie più territorialmente vocate.

Il suo colore è ramato, spesso è vinificato in bianco ma se vinificato a contatto con le bucce assume il naturale tono aranciato. Più di recente, soprattutto nel Collio, viene prodotto anche con leggera macerazione delle uve, dando dei risultati molto gradevoli e vini  vini fruttati, profumati e con buona struttura. La stessa pratica è in voga in Alsazia.

Per le sue caratteristiche aromatiche è noto fin dal passato, nel 1375 infatti dalla Francia (Borgogna) fu esportato in Ungheria e da qui in Germania, dove veniva anche chiamato “Rulander” (1711).  Rinomati sono ancor oggi i Pinot grigi alsaziani, che hanno tuttavia uno stile ed un gusto completamente diverso dai vini italiani.

In Italia giunse, come altri vitigni francesi quali lo Chardonnay, il Carmener, il Cabernet franc e Sauvignon, verso la fine dell’800, concentrando la sua coltivazione in tutta l’Italia del Nord, con specializzazione nel Nord-Est (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia).

Oggi la sua coltivazione, in virtù dell’elevatissima richiesta di mercato, si espansa in tutta Italia, dalla Valle d’Aosta al Sud Italia. Una regione dove sta avendo sempre più importanza è l’Oltrepo pavese.

Pinot Grigio, non solo italiano. Per le sue virtù di bianco di tendenza, è stato riconosciuto come uno dei vini del futuro che tutti vogliono produrre anche in quelle aree dell’Est da poco nella UE o in procinto d’entrarvi: Croazia, Repubblica Ceca, Romania e Moldavia.

Fuori dal nostro continente, l’Europa, il Pinot Grigio viene coltivato anche negli States, in particolare in Oregon, ma è all’Italia che viene riconosciuto il primato per aver creato uno stile originale e irripetibile.

Questo merito va, all’unanimità riconosciuto, a Santa Margherita di Zignago (Ve) che tra gli anni ’60 e ’70 fu la fortunata creatrice di un nuovo stile di Pinot grigio.

Erano gli albori della moderna enologia, in cui i vini bianchi si producevano spesso come quelli rossi, cioè a contatto con le bucce degli acini, senza quelle tecnologie che permettevano vini limpidi e profumati. Il Pinot Grigio in particolare non veniva mai prodotto in purezza e spesso conferiva il suo colore ramato alle altre uve con cui veniva vinificato.

Abbinamenti: a seconda dello stile di vinificazione, il Pinot grigio propone un ampio ventaglio di possibilità di abbinamento, a partire dall’aperitivo e per accompagnare antipasti, ai piatti di pesce, alle carmi bianche. Le versioni vinificate in macerazione, più complesse e corpose, sono adatte ad accompagnare risotti o piatti di carni bianche in preparazioni anche complesse e speziate o formaggi giovani. Frizzante o spumante, il Pinot grigio è adatto a tutte le occasioni e gli abbinamenti delle bollicine bianche.

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