Passito di Pantelleria: nettare del Mediterraneo

di Davide Spataro

Qual è la regione italiana più dolce? La Sicilia, senza dubbio. Qui si producono tra i più famosi vini “zuccherini” che portano nel bicchiere il calore e il sole della sua terra: Marsala, Moscato, Malvasia e naturalmente il Passito.

Nei terreni vulcanici di una piccola isola al largo di Trapani viene prodotto un nettare conosciuto in tutto il mondo: Il Passito di Pantelleria.

Il vitigno da cui si produce è lo Zibibbo che significa in arabo “uva appassita al sole”. Ed è proprio questo il segreto della sua dolcezza: le uve sono coltivate rigorosamente con sistema ad alberello e in agosto se ne vinifica una parte; i grappoli vengono lasciati essiccare su graticci al sole, in questo modo l’acqua contenuta evapora, l’acino concentra al massimo il suo residuo zuccherino e si sviluppa il suo spiccato corredo organolettico. In settembre si effettua una seconda vendemmia delle uve meno precoci, che vengono fatte appassire per un periodo minore. A questo punto al mosto in fermentazione si aggiungono progressivamente le uve più giovani cercando il giusto equilibrio fra dolcezza, freschezza e complessità aromatica.Il suo affinamento dura circa 15-18 mesi e il vino non può essere immesso al consumo prima del 1° luglio dell’anno successivo alla vendemmia.

Il risultato è un nettare ambrato e con grado alcolico di almeno 14°. Nel bicchiere la sua veste dorata è splendente e al naso sprigiona suadenti note di miele, zagara, frutta secca e albicocche secche.

Per alcuni è un vino da meditazione ma la sua complementarietà con la tradizione dolciaria siciliana e stupefacente: non può esserci cassata che non si accompagni perfettamente con un bicchiere di Passito!

Pantelleria è un’isola magica: le sue rocce nere, il blu profondo delle sue acque e la ruvidità della macchia mediterranea trasmettono alla sua terra un carattere unico. I venti caldi africani e la viticoltura “eroica” nelle sue terre aride, contribuiscono a trasmettere ai sui grappoli eleganza e intensità di profumi. Su quest’isola, la vite è cultura: la storia del Passito ha più di 2000 anni ed è una tradizione che arriva ai giorni nostri passando dai Fenici ai Romani. Nel 1971 viene insignita della DOC, mentre, nel 2014, i vigneti ad “alberello” diventano prima tradizione rurale al mondo ad essere riconosciuta quale Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Le famiglie pantesche si tramandano questa speciale coltivazione dello zibibbo di padre in figlio. Piccoli alberelli a ceppo singolo vengono coltivati in conche scavate nel terreno che permettono di riparare la pianta dai venti e di concentrare alla radice le scarse piogge e l’umidità notturna.

Il Passito a Pantelleria non è solo un vino, ma è un regalo che questa piccola perla nera del Mediterraneo fa all’umanità. L’assaggio, quanto meno per riconoscenza, è quindi d’obbligo.

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