di Guido Montaldo
Punto di incontro tra la cultura mitteleuropea ed orientale, il Friuli Venezia-Giulia è una terra di microcosmi.
Nella storia ha rappresentato un ponte per il passaggio di numerosi vitigni provenienti o diretti verso i Paesi Slavi e viceversa. L’esempio è il Tocai, vitigno che oggi ha acceso una forte competizione a livello comunitario, tra l’Italia e l’Ungheria.
L’introduzione della vite nel Friuli – Venezia Giulia è avvenuta già molti secoli prima di Cristo ad opera degli Eneti, popolo dedito all’agricoltura e primi abitanti della regione, che la importarono dalla Grecia. Attualmente la realtà del vigneto Friuli è rappresentata più da vitigni bianchi (59%) che rossi.
La maggior parte di questi vitigni si distendono in una grande pianura (65%), circondata da colline (35%).
Vitigni
Bianchi: la Ribolla gialla, è tra i vitigni più antichi del Friuli. Attualmente esistono due biotipi: la Ribolla gialla e la Ribolla verde, mentre la Ribolla nera è lo Schioppettino.
Il Tocai friulano ha una lunga storia tanto da scriverci un libro e forse sarebbe utile, visto che dal 2007 non possiamo chiamarlo così grazie alle leggi comunitarie; oggi infatti il vino si deve chiamare Friulano. Vitigno ancora più antico è la Malvasia istriana, coltivata in Friuli fin dal 1300. Il Picolit bianco, a causa della sua difficoltà di allegazione dovuta all’aborto floreale per la sterilità del polline, viene coltivato in vigneti della prov. di Udine e di Gorizia. Il Verduzzo friulano bianco; se ne distinguono due tipi, uno Verde, ormai scomparso e il giallo, probabilmente derivato dal precedente. Nella zona di Ramandolo esiste ancora un Verduzzo “racsie” a grappolo semispargolo. Si possono ottenere due tipologie di vino: uno secco come vino bianco comune e un tipo dolce, semiliquoroso (il Ramandolo Docg) da dessert dopo appassimento in pianta o in fruttaio. La Vitovska b., dopo la Malvasia istriana è il vitigno a bacca bianca più coltivato in provincia di Trieste. Il Friuli Venezia Giulia conserva inoltre numerosi vitigni in via di estinzione, che sono stati recuperati in questi ultimi anni da lungimiranti vignaioli (Emilio Bulfon), come il Sciaglin bianc e l’ Ucelut bianca. Naturalmente sono diffusi gli internazionali come Sauvignon, Riesling e Pinot grigio.
Rossi: il Pignolo è un grande vitigno autoctono friulano in grado di dare pregevoli vini rossi da invecchiamento, così come il Refosco dal peduncolo rosso, lo Schioppettino, un tempo indicava il vino ottenuto dalle uve della Ribolla nera, mentre successivamente il nome del vino finì per sostituire quello del vitigno. Il nome così strano indica la particolare croccantezza dei suoi acini, che, una volta maturi, scoppiano in bocca quando li assaggi.
Il Tazzelenghe n., è un’altra reliquia, come il Pignolo e Schioppettino, recuperato alla fine degli anni ’80. Vitigni minori sono il Terrano n. e il Piculit Neri. Naturalmente sono diffusi gli internazionali come i Cabernet, Merlot, Pinot nero e Malbech.
4 Docg: Colli Orientali del Friuli Picolit; Colli Orientali del Friuli Picolit Sottozona Cialla; Lison; Ramandolo; Rosazzo
10 Doc: Carso o Carso – Kras; Colli Orientali del Friuli; Colli Orientali del Friuli con Sottozone Cialla, Ribolla Gialla di Rosazzo, Pignolo di Rosazzo, Schioppettino di Prepotto e Refosco di Faedis; Collio Goriziano o Collio; Friuli Annia; Friuli Aquileia; Friuli Grave; Friuli; Isonzo o Isonzo del Friuli; Friuli Latisana; Lison-Pramaggiore e Prosecco.