Vini di Sardegna: sulle ali della storia del Mediterraneo

di Guido Montaldo


La Sardegna è uno dei siti più ambiti per le vacanze, sicuramente per il suo mare, i suoi spettacolari paesaggi dell’interno, la sua cultura e folklore e soprattutto per la cucina gustosa e indimenticabile.

Un vero e proprio giacimento enogastronomico con vini e prodotti tipici originali.

E’ dalla storia che emergono le ragioni di questa ricchezza. Recente la scoperta archeologica di semi di vernaccia e malvasia risalenti a circa tremila anni fa ritrovati nel pozzo che faceva da ‘frigorifero’ a un nuraghe nelle vicinanze di Cabras.

Il vino sardo diventa a questo punto il più antico di tutto il Mediterraneo.

D’altronde fin dal tempo dei Fenici, poi Cartaginesi, la Sardegna fu terra da vino e da olio, poi i Romani la trasformarono in un gigantesco granaio; mentre le popolazioni tradizionali e autoctone, relegate in zone montagnose e marginali, sviluppavano l’allevamento della pastorizia e la conseguente arte casearia. Se a tutto questo uniamo il fatto che l’Isola è circondata da mari freschi e pescosi, che regalano una produzione ittica di alto livello (aragoste, tonno, spada, bottarga….) potete immaginare il Ben di Dio che questa isola conserva.

Oggi la Sardegna può essere considerata una vera e propria terra promessa del vino. Congeniale il fatto che il vigneto si possa coltivare quasi ovunque, dalle pianure fertili, vicino al mare, fino alle zone più interne, sulle alte colline a tessitura sabbiosa di Oliena e Dorgali o scistosa di Ierzu e Tertenia.

La particolare condizione climatica di questa regione consente una viticoltura moderatamente intensiva, ma che assicura una produzione enologica qualitativamente elevata. Il suo patrimonio viticolo è fatto di vitigni soprattutto tradizionali e autoctoni di grande fascino, che offrono infinite possibilità di elaborazione: dai freschi e profumati Vermentini, alle vendemmie tardive ai passiti e tipici come la Vernaccia di Oristano.

I rossi non sono da meno, accanto al mitico Cannonau, si riscoprono il Monica, il Carignano del Sulcis, ma anche il Bovale ed il Nasco.

I protagonisti di questo rilancio vitivinicolo sono senz’altro in primis il Vermentino, seguono Cannonau e Carignano del Sulcis, due rossi importanti ottimi con la carne di agnello e con i pecorini gustosi e stagionati.

In Sardegna il Vermentino è attualmente la Doc più estesa, a nord si produce il Vermentino di Gallura Docg, mentre il Vermentino di Sardegna Doc si può produrre al momento in tutto l’ambito regionale, entrambi sono i vini ideali per la cucina di pesce di cui l’Isola è ricchissima.

Nel Sulcis, ad ovest di Cagliari, numerose le cantine che puntano su questo territorio con la valorizzazione di vitigni autoctoni quali il Cagnulari, il Nasco e il Carignano.

Il Cannonao, lo inseriamo nel patrimonio ampelografico della Sardegna, anche se la sua genealogia e origini, dimostrano come dalla Spagna si sia diffuso in numerose parti d’Italia durante la dominazione spagnola in Italia dal XV al XVIII sec.

Sotto l’aspetto ampelografico il Cannonau ha somiglianze con varietà iberiche come la Canonanza e Granata. Le attuali ricerche molecolari sostengono che il Cannonau, il Tocai rosso e l’Alicante siano un unico vitigno, riconducibile alla variabilità del vitigno Grenache.

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