Sagrantino, quando il territorio cresce intorno ad un vino

Il Sagrantino di Montefalco Docg, vino antico della tradizione umbra, sta vivendo attualmente un successo travolgente, realizzando un importante sviluppo per il suo territorio. Negli ultimi anni infatti il borgo medioevale di Montefalco ha visto crescere intorno a sé oltre venti realtà vitivinicole, con un aumento del valore, tanto che si può affermare che il “territorio cresca intorno al vino”.

Nonostante il successo per questo grande vino rosso italiano sia avvenuto in pochi anni, il vino a Montefalco fa parte del DNA della città e del territorio ed è ben impresso persino sui muri dell’antica cittadina.

Davanti allo studio di un notaio sta aggrappato un vitigno. Una targa d’ottone, fissata alle pietre della casa, racconta che si tratta di una pianta antica di Sagrantino.

La più vecchia di tutte, però, si trova nel convento di S. Chiara: ha quasi 300 anni e le suore la mostrano orgogliose, se qualcuno chiede di vederla.

Montefalco è una dei rari comuni nel mondo che ha al suo interno ancora vigneti produttivi, che crescono all’interno delle mura medievali, nei cortili e nei giardini abbarbicati uno sull’altro. E’ anche il  centro di un territorio più belli e verdi d’Italia, tanto che viene anche chiamata la ringhiera dell’Umbria. Ringhiera perché Montefalco circonda con le sue mura un alto colle, dal quale domina una vasta pianura oggi disseminata di vigneti.

La storia del Sagrantino  è quella di un vino che veniva tenuto in serbo per le grandi occasioni. Era un passito che doveva servire a festeggiare la Pasqua e il Natale (di qui il suo appellativo). Infatti fino agli inizi degli anni ‘70, il Sagrantino rimase un vino dolce, come l’attuale Sagrantino passito (simile al Recioto della Valpolicella), solo per rispondere alle esigenze del mercato, si provò a vinificarlo secco.

Si scoprirono le doti eccellenti di questo nobile vitigno esclusivo del territorio di Montefalco, tra cui un elevatissimo contenuto di polifenoli, tannini dolci e resveratrolo, che oggi sappiamo giova al controllo dei radicali liberi. C’era bisogno però di produrre un’ottima materia prima e quindi saperlo vinificare estraendo le qualità migliori.

Marco Caprai nel 1987, allora ventitreenne, quando entrò nell’azienda di famiglia, intuì subito che la sfida sarebbe stata quella di dare lustro nel mondo ad una varietà, il Sagrantino, sconosciuta, che si produceva solo in quel territorio. Capì anche di avere in mano un gioiello da sgrossare e cesellare.

“ Dagli anni ’80 ad oggi – spiega Marco Caprai, figlio di Arnaldo, oggi titolare dell’azienda – il Sagrantino è diventato uno dei vitigni più studiati del mondo, dal punto di vista agronomico, enologico e di marketing. D’altronde nonostante la storia del vitigno sia secolare, come tipologia di vino, prima degli anni ’70 non esisteva il Sagrantino secco”.

Da allora il cammino è stato rapido, anche il riconoscimento della Docg avvenuta nel 1993.

Il Sagrantino a tavola, grazie alle sue diverse tipologie: fermo e passito, è un vino che dà grandi soddisfazioni. Il Sagrantino Secco di Montefalco DOCG si sposa bene con arrosti di carni rosse, cacciagione e formaggi stagionati. Potete provarlo con piatti importanti come uno stufato di cinghiale o un arrosto di agnello, soprattutto nel periodo Pasquale! Il Rosso di Montefalco DOC è ottimo per accompagnare un primo piatto, magari delle lasagne al forno, oppure per gustare i salumi e formaggi tipici della zona. Il Sagrantino Passito di Montefalco DOCG è un classico vino da meditazione, da centellinare, magari vicino a un camino in compagnia di amici, oppure accompagnandolo con pasticceria secca o crostate, soprattutto di frutti rossi. Ideale l’accompagnamento con una crostata di more selvatiche. Da provare infine l’abbinamento con formaggi stagionati, magari un pecorino piccante, che contrasta bene con le note di prugna passa e ciliegia tipici di questo vino. Intrigante l’abbinamento tra il Passito e il cioccolato extrafondente, come ad esempio Nero Perugina.

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