di Guido Montaldo
Il Piemonte ha una storia enologica antica, come quella di altre regioni italiane. Liguri, Celti e Romani si susseguirono negli albori della viticoltura, condividendo conoscenze e vitigni con la confinante regione francese. Seguì un lungo lasso di tempo dove si produssero per lo più vini dolci. Una tradizione che si ritiene dettata da motivi prevalentemente commerciali, quando la zona delle Langhe, da cui proviene il Barolo, era il maggiore fornitore di vini della potente repubblica marinara di Genova. Dalla città Ligure i vini prendevano la via del mare; pertanto un vino dolce riusciva a sopportare meglio le insidie dei lunghi viaggi marittimi assicurando una migliore conservazione.
Il drastico cambiamento fu opera di un enologo Francese: Louis Oudart. La Marchesa di Barolo, Giulietta Falletti, chiese a Oudart di migliorare i vini prodotti nella sua cantina. Dopo una preliminare ricerca, Oudart capì immediatamente le enormi potenzialità dell’uva Nebbiolo e intuì anche il motivo per il quale non si riusciva a produrre un buon vino: l’interruzione della fermentazione e l’eccessiva presenza di zuccheri residui.
Grazie alla sua opera nacque così il vino Barolo e fu un successo strepitoso in tutta la zona: Camillo Benso conte di Cavour, che fino a quel momento non gradiva i vini Piemontesi, fu talmente colpito dal nuovo vino che decise di convertire le cantine della sua tenuta di Grinzane per la produzione del nuovo Barolo. Lo stesso fece il Re Vittorio Emanuele II nei vigneti della sua tenuta di caccia di Fontanafredda a Serralunga d’Alba.
Il Piemonte è particolarmente associato alla produzione di grandi vini rossi, tuttavia in questa regione si producono anche interessanti vini bianchi oltre a vini spumanti, sia dolci sia secchi (metodo charmat e classico). I vini della regione sono prevalentemente prodotti con uve autoctone e la presenza di uve internazionali è piuttosto modesta e sono solitamente utilizzate insieme alle uve locali.
Terra di grandi vini rossi e nobili bollicine. Il Piemonte, se confrontato enologicamente parlando con le altre regioni d’Italia, rappresenta una sorta di eccezione: qui i vini sono per la maggior parte monovarietali, cioè prodotti con un’unica uva. La vitivinicoltura del Piemonte si basa spesso sul concetto di terroir (area delimitata dove le condizioni pedo climatiche e culturali consentono la realizzazione di un vino specifico) e di cru (un solo vigneto). Celebre è l’esempio offerto da due grandi vini Piemontesi, il Barolo e il Barbaresco, che rispecchiano fedelmente questo concetto produttivo. Le aree di Barolo e Barbaresco offrono ottimi esempi per il concetto del terroir usato in Piemonte. In queste due aree sono state individuate località e comuni con caratteristiche uniche che conferiscono ai vini la loro personalità. Località come La Morra, Barolo, Serralunga d’Alba, Monforte d’Alba e Castiglion Falletto sono le zone “elette” del Barolo, mentre Barbaresco, Treiso e Neive lo sono per il Barbaresco.
Vitigni
Rossi: Nebbiolo, Barbera, l’uva più coltivata della regione, Dolcetto, Brachetto, Freisa, Grignolino, Vespolina, Bonarda, Uva Rara, Ruchè, Malvasia di Schierano, Malvasia di Casorzo e Pelaverga. Tra gli internazionali Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot nero
Bianchi: Moscato Bianco, Moscato giallo, Arneis, Cortese, Favorita, Erbaluce e Timorasso. Tra gli internazionali sopr. Chardonnay.
Docg e Doc
Quattro sono le macroaree che contraddistinguono la vitivinicoltura piemontese: Langhe, Astigiano, Monferrato e Denominazioni del Nord.
Denominazioni del Nord
3 Docg: Erbaluce di Caluso o Caluso, Gattinara e Ghemme;
15 Doc: Boca, Bramaterra, Canavese, Carema, Collina Torinese, Colline Novaresi, Colline Saluzzesi, Coste della Sesia, Fara, Freisa di Chieri, Lessona, Pinerolese, Sizzano, Valli Ossolane e Valsusa.
Langhe
6 Docg: Alta Langa; Barbaresco; Barolo; Dogliani; Dolcetto di Diano d’Alba o Diano d’Alba, Roero.
6 Doc: Alba, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Langhe, Nebbiolo d’Alba, Verduno Pelaverga o Verduno.
Astigiano
5 Docg: Asti (con le sottozone Canelli, Santa Vittoria d’Alba e Strevi); Barbera d’Asti con le sottozone Tinella e Colli Astiani; Brachetto d’Acqui o Acqui Docg; Ruché di Castagnole Monferrato Docg e Nizza Docg.
10 Doc: Albugnano; Calosso; Cisterna d’Asti; Dolcetto d’Asti; Freisa d’Asti; Grignolino d’Asti; Loazzolo, Malvasia di Casorzo d’Asti; Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Terre Alfieri
Monferrato
3 Docg: Barbera del Monferrato Superiore; Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada e Gavi o Cortese di Gavi.
11 Doc: Barbera del Monferrato; Colli Tortonesi con le sottozone Monleale e Terre di Libarna; Cortese dell’Alto Monferrato; Dolcetto d’Acqui; Dolcetto di Ovada; Gabiano; Grignolino del Monferrato Casalese; Monferrato; Piemonte; Rubino di Cantavenna; Strevi.