La Franciacorta e lo Sforzato di Valtellina sono le due denominazioni “punta di diamante” della viticoltura in Lombardia. Il primo la “bollicina italiana” per eccellenza, oramai conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Il secondo un rosso di grande carattere e tradizione che vanta citazioni di apprezzamento da Orazio al Carducci.
FRANCIACORTA
Il Franciacorta denominazione di punta della Lombardia è il più noto spumante italiano prodotto con metodo classico e la prima DOCG nazionale dedicata alla tipologia. Ma la parola “spumante” non compare in etichetta. Le prestigiose “bollicine” di Franciacorta vogliono infatti essere identificate solo in quanto tali, in perfetta aderenza con il territorio di origine. Le uve sono quelle classiche della tipologia (Chardonnay e Pinot Nero, con il contributo del Pinot Bianco), in percentuali variabili secondo il vino, l’annata ed il produttore. Le tipologie principali sono l’Extra Brut, che include anche i Pas Dosé (senza l’aggiunta del “liqueur d’expedition”), il Brut e il Rosé che prevede una percentuale più alta di Pinot Nero.
Il prodotto di punta della denominazione è però il Satèn, che sta riscuotendo sempre più successo. Ottenuto solo da uve bianche, presenta un gusto più morbido ed un perlage più fine, per una pressione minore della carbonica in bottiglia. Suddivisa tra cuvée senza annata e prodotti millesimati, il Franciacorta inventato negli anni Sessanta in terra priva di grandi tradizioni enologiche, ha ottenuto nel giro di pochi decenni una piena affermazione in termini di consumo ed immagine. Tutto questo grazie agli investimenti oculati di un gruppo di imprenditori ed a una qualità media che ha sbaragliato la concorrenza.
La brillantezza del suo profilo organolettico, dalla suggestione dei profumi (note di crosta di pane, agrumi e iodio) alla soffice cremosità al palato. Lo rendono un vino universale e da tutto pasto.
SFORZATO DI VALTELLINA
I rossi della Valtellina godono di una lunga e gloriosa tradizione storica. Senza contare gli elogi di Virgilio, Orazio, Plinio e Strabone, già Leonardo annotava nel Codice Atlantico. Lodava: “Valtolina, valle circundata d’alti e terribili monti, fa vini potenti assai”. Furono graditi e ricercati dalla corti di Vienna e di Polonia, dai gourmet tedeschi e olandesi. Nel 1450 Bormio si assicurò il monopolio dell’esportazione dei vini in Germania. In epoca moderna Carducci e Betacchi cantarono le lodi dei vini della zona nelle loro poesie.
La tipologia più importante e conosciuta è senz’altro lo Sforzato (o Sfursat), che nel 2003 ha ricevuto il riconoscimento della DOCG.
Viene prodotto con uve Nebbiolo (Chiavennasca) lasciate appassire sui graticci con tecniche di vinificazione molto simili a quelle dell’Amarone della Valpolicella.
Questo rosso, già conosciuto da Ortensio Lando nel 1550 come “il vino delle sgonfiate” e ritenuto “il miglior che al mondo si beva”, presenta un colore granato profondo con riflessi rubino. Al naso un olfatto ampio e complesso che spazia dai frutti rossi alla terra, dalle spezie al minerale, e un palato di notevole struttura e stoffa, i cui nobili tannini sono garanzia di finezza e longevità
La Lombardia ha una produzione vinicola di tutto rispetto quanto a volumi immessi sul mercato annualmente (nel 2019 la produzione è stata di 1,3 Milioni/hl). Il livello dei vini è complessivamente buono, con punte di eccellenza: sicuramente la Franciacorta e lo Sforzato sono le denominazioni che contribuiscono a dare lustro alla viticoltura della Lombardia.