di Davide Spataro
La Sicilia, la più estesa delle regioni italiane, è anche quella con più superficie vinificata (più di 100.000 ettari). La sua diversità di clima e paesaggio che spazia dalle coste assolate, ai terreni vulcanici, dall’arido entroterra alle montagne selvagge, favoriscono un proliferare di vitigni e biodiversità. Quest’ isola è stata fin dall’epoca dei Fenici nel VII secolo A.C. luogo ideale per la viticoltura. Nella ventosa e assolata Pantelleria già in quell’epoca si coltivavano uve aromatiche come lo Zibibbo che ancora oggi è la base per i famosi Moscati e Passiti di Pantelleria. I vitigni bianchi si concentrano prevalentemente su varietà autoctone e solo negli ultimi decenni si è virato su quelle internazionali come ad esempio lo chardonnay.
Il catarratto bianco è sicuramente la varietà autoctona più diffusa. Un vino fresco, fruttato e sapido che grazie alla sua buona struttura acida si presta bene anche ad affinamenti.Un altro vitigno tipico di queste terre è l’inzolia (zona Palermo e Trapani), da cui si estrae un vino giallo paglierino più o meno carico, intenso al naso, fresco ed equilibrato che si adatta bene anche la spumantizzazione. Il grillo, coltivato prevalentemente nella costa ovest del trapanese, rappresenta l’uva base per la produzione del Marsala (insieme a inzolia e catarratto). Alcuni produttori che lo vinificano in purezza, riescono a conferire a questo vino grande complessità olfattiva e buona struttura.Il grecanico, meno diffuso, è presente nella zona di Trapani e Agrigento dà luogo a vini interessanti, con sentori di frutta matura e profumi floreali intensi con un buon corpo e un buon equilibrio al palato. Talvolta ricorda il Sauvignon.
In Sicilia la vendemmia è molto dilatata nel tempo: si inizia a fine luglio nelle regioni più calde della costa meridionale per finire a fine ottobre sulle pendici dell’Etna. Proprio l’area vulcanica nel catanese è senza dubbio la regione più interessante e particolare per la produzione vinicola: un “unicum” italiano e internazionale. Su queste terre le viti si nutrono delle sostanze minerali accumulate nei terreni lavici che conferiscono al vino (sia bianco che rosso) grande complessità, sapidità e finezza di profumi. Inoltre l’escursione termica (qui i vigneti arrivano fino a 1100 mt) favoriscono la qualità e struttura per grandi affinamenti.
Il panorama gastronomico siciliano, intenso e variegato nei gusti e nei sapori, offre poi la possibilità di variegati e imprescindibili abbinamenti: se un buon piatto di pasta con le sarde si sposa a perfezione con la mineralità di un carricante dell’Etna, un ricco cannolo siciliano o una cassata dovrà essere accompagnata con un dolce Passito di Pantelleria. Un pesce spada alla siciliana si abbinerà con facilità ad uno strutturato Alcamo Bianco, mentre una classica caponata di melanzane si ben equilibra con un’ inzolia meglio se invecchiato in legno.
Un capitolo a parte meriterebbero i vini dolci, il Passito di Pantelleria , il Marsala il Moscato di Noto o di Siracusa o la Malvasia delle Lipari ottenuti da bacca bianca in prevalenza dalle uve autoctone sopracitate. Sono vini che catturano la luminosità e il calore de sole, la freschezza e la sapidità del vento marino per restituire dei nettari unici e mai banali che avvolgono i palati di grande morbidezza e vivacità.