di Davide Spataro
I vini rosati sono sempre esistiti, ma è solo negli ultimi anni che hanno saputo imporsi sui mercati non solo come alternativa commerciale accattivante per un pubblico perlopiù femminile, ma anche come espressione di qualità universale. Essendo vini a metà strada tra un bianco e un rosso, sia da un punto di vista sensoriale che di produzione, sono molto complessi da realizzare e richiedono grande esperienza e precisione per dar luogo a risultati convincenti.
Ci sono tre sistemi di produzione di rosé:
- Utilizzo di uve a bacca nera poco pigmentate e quindi povere di tannini
- Utilizzo di uve a bacca nera e bianca cercando il giusto mix di colore
- Breve contatto delle uve a bacca nera con il mosto in modo da estrarre poco colore dalle bucce
Quest’ultimo metodo è sicuramente il più usato e quello che dà i risultati migliori.
A seconda del tempo di contatto dei pigmenti con la parte liquida (da 2 a 24 ore massimo), il colore rosa potrà essere più o meno intenso (in ordine tecnico crescente rosa tenue, cerasuolo e chiaretto) e con caratteristiche gusto-olfattive crescenti in termini di intensità freschezza, struttura e tannicità.
Scontato ricordare che non si ottiene vino rosato miscelando vino bianco e rosso!
(Anche se per alcuni champagne rosè francesi è consentito aggiungendo Pinot Meunier o Pinot Nero al vino base bianco….ubi maior, minor cessat!)
In generale nei vini rosati troveremo profumi floreali intensi come peonia, rosa, violetta, fiori d’arancio, note di frutta a bacca rossa (ciliegie, ribes, lamponi) ma anche a polpa bianca (pera, mela) e perfino sentori di frutti esotici o di lievito negli spumanti
La freschezza e l’immediata bevibilità (soprattutto se serviti freschi) li accomunano di più ai vini bianchi, ed è anche il motivo per cui non sono molto adatti a lunghi invecchiamenti.
Nel mercato mondiale il più grande produttore di vini rosé è la Francia (circa un terzo della produzione mondiale) seguono Spagna, Italia e Stati Uniti.
L’Italia è un grande esportatore ma il consumo interno è molto limitato (circa il 5%), segno che, nell’immaginario comune, non si riesce ancora a percepirne l’effettivo valore.
Eppure nel nostro Paese esistono aree vocate alla produzione di vini rosati che esprimono prodotti di grande interesse qualitativo:
- Sul lago di Garda, nell’area di Bardolino, si produce il Chiaretto (da uva Corvina) che presenta toni di rosa porpora di grande brillantezza, vivacità con spiccati profumi di frutti di bosco e ciliegia
- In Franciacorta da Pinot Nero nascono eleganti spumanti rosé (sull’onda del successo degli Champagne d’Oltralpe). Sono vini ben bilanciati tra sapidità, corpo e note lievitate in armonia con quelle fruttate.
- In Puglia da uve Negroamaro si ottengono degli ottimi vini rosati, pieni, complessi, fruttati, molto versatili in cucina. Sicuramente è questa la regione che più sta puntando sull’espansione di questa tipologia di vini anche all’estero.
Il colore del vino rosato ha un ruolo decisamente importante e da un punto di vista commerciale probabilmente è uno dei principali motivi di scelta del consumatore. Non a caso le bottiglie di questa tipologia si presentano quasi sempre con vetro trasparente esaltando l’eleganza e la limpidezza delle tonalità.
I rosati sono vini versatili negli abbinamenti, da servire freschi (10-12°), ideali come aperitivo e come accompagnamento per piatti freddi estivi, pasta al pomodoro, pesce crudo, molluschi o secondi a base di verdure o carni bianche. Sorprendente l’abbinamento con sushi e sashimi!