Lazio

Il Lazio

di Guido Montaldo


La produzione di vino in epoca romana era una delle principali attività delle Villae distribuite su tutto il territorio del Lazio. Il porto fluviale di Roma era il principale snodo della via Biberatica che raggiungeva i Paesi toccati dal Danubio, i ricchi mercati d’Oriente, fino alla Mosella e la Britannia, estremi confini dell’Impero. Da qui partivano vini prodotti all’interno dell’Impero romano e arrivavano vini stranieri, soprattutto dalla Grecia, Magna Grecia, Fenicia e Medio Oriente. La letteratura latina è ricca di episodi che descrivono vini con più di cento anni, come il celebre Opimiano servito in un banchetto a casa di Trimalcione (dal Satyricon di Svetonio).

I vini più celebri della Roma antica erano il Falerno e il Cecubo, provenienti dall’agro campano, il Biblino, originario della Fenicia, ma molto probabilmente prodotto anche nella Magna Grecia (Sicilia e Calabria). Dopo le invasioni barbariche la viticoltura, come del resto in ogni parte d’Italia, fu tramandata dai monaci, ma il Lazio ebbe un privilegio nella storia confronto a tutte le altre regioni d’Italia: la presenza continua dei Papi, che furono ottimi bevitori! Roma ebbe ricchi vigneti anche all’interno dell’urbe, fino in epoca contemporanea. Ai primi del secolo le vigne continuavano ad esistere nei giardini vaticani tanto che Leone XIII Gioacchino Pecci, (1878-1903), otto anni dopo la presa di Porta Pia, coltivava e curava con gran cura, nei giardini vaticani, una sua vigna della quale era gelosissimo.

La superficie laziale dedicata a vigneto è suddivisa per il 71% in collina, il 20,2% in pianura e il resto in montagna. La maggior parte della superficie è coltivata a vitigni a bacca bianca 70%. Come è evidente la maggior parte del patrimonio viticolo regionale è costituito da vitigni a bacca bianca che danno origine a Denominazioni famose, come quella dei Castelli romani, del Frascati, di Orvieto, dell’Est Est Est di Montefiascone.

Vitigni

Sono sempre più presenti nel vigneto Lazio, vitigni internazionali e nazionali, quali il Merlot, Montepulciano e Sangiovese, riguardo a quelli a bacca rossa, mentre la maggior parte dei nuovi impianti di vitigni a bacca bianca seguono la tendenza tradizionale del Trebbiano toscano e della Malvasia bianca di Candia.

Bianchi: due tipi di Malvasie sono presenti in Lazio che posso essere considerate, nonostante la loro origine, dei vitigni tradizionali: la Malvasia bianca di Candia, si differenzia dalla Malvasia di Candia per l’assenza di aromaticità e la Malvasia del Lazio bianca o puntinata, coltivata in Lazio da tempo immemorabile per dare finezza in uvaggi con il Trebbiano. Tra i vitigni sicuramente autoctoni laziali troviamo il Bellone bianco che ha sinonimi singolari come il Cacchione o Bello Cacchione, ciò probabilmente per grossezza dei suoi grappoli. Il Bombino bianco, sembra sia originario della Spagna, il Trebbiano giallo, il Moscato di Terracina bianco.

Rossi: Abbuoto nero  è chiamato anche Aboto e Cecubo e molto probabilmente con queste uve si produceva il famoso Cecubo, decantato da Orazio. Il Cesanese sia Comune che d’Affile (Cesanese di Piglio o d’ Olevano), risultano essere vitigni a bacca rossa, originari del Lazio, Plinio lo identificava come un’uva Alveola e in particolare della zona di Piglio e dei Castelli Romani. Il Cesanese d’Affile invece viene coltivato principalmente nel comune di Affile in provincia di Frosinone e nel circondario. Il Nero buono, viene coltivato esclusivamente a Cori (Doc Cori rosso), in provincia di Latina.

Docg e Doc

3 Docg: Cesanese del Piglio o Piglio; Cannellino di Frascati e Frascati Superiore;

27 Doc: Aleatico di Gradoli; Aprilia; Atina; Bianco Capena;  Castelli Romani; Cerveteri; Cesanese di Affile o Affile; Cesanese di Olevano Romano;  Circeo; Colli Albani; Colli della Sabina; Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia; Colli Lanuvini;  Cori; Est! Est!! Est!!! di Montefiascone; Frascati; Genazzano; Marino; Montecompatri ; Colonna o Colonna o Montecompatri; Nettuno; Orvieto; Roma; Tarquinia; Terracina o Moscato di Terracina; Velletri; Vignanello; Zagarolo.