Il bicchiere giusto per il vino: poche semplici regole

Ogni Vino il suo bicchiere

Vi siete mai domandati quale bicchiere (giusto) si usa per il vino? Di un gesto o un’azione si sente spesso dire che sia “facile come bere un bicchiere d’acqua”. Di un bicchiere di vino però però non si può affermare altrettanto, soprattutto quando il bicchiere non è quello corretto. È un errore comune pensare che il contenitore dei preziosi nettari di bacco sia solo un mezzo di “trasporto” di gusti, consistenza e profumi.

Un bicchiere non idoneo può alterare anche in maniera profonda tutto ciò che un produttore di vino vuole comunicare attraverso i suoi prodotti.
Sul mercato esistono bicchieri tra i più svariati di forma colore e materiale. Poche e semplici caratteristiche ne determinano l’idoneità: deve essere di cristallo, incolore, trasparente, con stelo e della giusta capienza.

Il materiale

Il colore di un vino dice molto, a volte tutto, ed è per questo che più il bicchiere è trasparente e incolore più il suo contenuto verrà esaltato. Il cristallo è il migliore dei materiali, ma anche un vetro sottile può dare lo
stesso risultato. I bicchieri colorati o con troppe lavorazioni andrebbero quindi evitati. Materiali diversi dal vetro/cristallo sono invece delle vere e proprie “barbarie”: pensiamo ad esempio a quelli di metallo o di plastica che inevitabilmente alterano profumi, temperatura e gusto.

Lo stelo

Lo stelo è un elemento fondamentale per diversi motivi. Il primo è estetico: uno stelo lungo e proporzionato dona grazia ed eleganza al bicchiere. Il secondo è invece pratico: in fase di degustazione è importante percepire tutte le sfumature olfattive, quindi più c’è distanza della nostra mano dal liquido, meno saremo a contatto con sentori indesiderati. (pensiamo ad esempio ai profumi o all’odore del sapone con il quale abbiamo lavato le mani). Il terzo motivo è legato alla condizione termica: l’impugnatura garantisce che il calore della mano non incida sulla temperatura di servizio.

La capienza

La capienza è l’aspetto forse più tecnico e importante. Questa infatti regola l’apporto di ossigeno all’interno del bicchiere e il punto di caduta del vino sulla lingua. Senza entrare in minuziose distinzioni di capacità in centilitri e ampiezza, possiamo sintetizzare che più il vino è giovane, fresco con prevalenza di sentori primari fruttati e floreali, più il bicchiere avrà un’ampiezza minore e una dimensione ridotta. Di contro più il vino sarà strutturato, importante con uno spettro olfattivo “ampio”, più il vino necessiterà di spazio per l’ossigenazione, quindi sia la “pancia” del bicchiere che la sua capacità sarà maggiore.

I vini spumanti frizzanti necessitano obbligatoriamente del bicchiere a flute, capace di convogliare tutta la sua forza olfattiva nella bocca del bicchiere e che, grazie alla sua forma allungata, permette di risaltare le cosiddette “catenelle di bollicine”, che dalle impurità presenti sul fondo del bicchiere si snodano in verticale.
Anche i vini dolci passiti hanno bisogno di bicchieri con diametro contenuto e una capienza limitata per poter assaporare piccole quantità, spesso con grado alcolico alto e profumi molto intensi.

Il lavaggio

Indipendente dalla forma del bicchiere, è bene poi ricordare che il lavaggio in lavastoviglie, seppur pratico, è una pessima abitudine. Il detersivo e il brillantante alterano la superficie dei cristalli sia in termini di odori che di consistenza. Sfido chiunque a distinguere o percepire gli archetti di un vino di alto grado alcolico, roteando il liquido su un bicchiere appena uscito dalla lavastoviglie. Buona norma sarebbe usare solo acqua calda e un pano asciutto per evitare il formarsi di calcare.

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Il dilemma non è solo filosofico, ma riguarda la giusta quantità di vino all’interno che non dovrebbe superare il punto più ampio del calice, per poter sfruttare al massimo la superficie di liquido a contatto con l’aria. Lo spumante invece non va mai versato oltre la metà.

Mise en place

Concludo infine con la “mise en place”. Ci sono due scuole di pensiero: la prima consiste nello schierare a tavola tutti i bicchieri da destra a sinistra iniziando, se tutti presenti, da quello per i bianchi giovani, bianchi
strutturati, rosati, rossi giovani per finire con rossi importanti (la Flute dietro tutti); la seconda (che è quella che preferisco) prevede un solo bicchiere che viene sostituito ad ogni “cambio vino” e che aiuta soprattutto
a chi non è esperto (o a chi ha bevuto troppo!) a non fare confusione.

Abituarsi ad abbinare ad ogni vino il suo bicchiere, è un “gioco” semplice e divertente che vi aiuterà a completare l’esperienza della degustazione senza perdere neanche una sfumatura.