Sua Maestà il Barolo: Il re dei vini e il vino dei re

Barolo

di Guido Montaldo


Il Barolo, definito “il re dei vini e il vino dei re”, è il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza.

Nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano esperta dell’uomo e sorvegliate da imponenti castelli medioevali, fra cui proprio quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo.

Sono Comuni centrali della zona del Barolo anche La Morra, Monforte, Serralunga d’Alba Castiglion Falletto, Novello, Grinzane Cavour. Verduno, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi sono invece interessati solo con porzioni dei loro territori.

Grazie alla caparbietà di Camillo Benso Conte di Cavour e di Giulia Colbert Falletti, ultima marchesa di Barolo, si cominciò a produrre, a metà dell’Ottocento, un vino eccezionalmente ricco e armonioso, destinato a diventare l’ambasciatore del Piemonte dei Savoia nelle corti di tutta Europa.

Il vino delle Langhe cominciò ad avere notorietà quando nel 1751 un gruppo di diplomatici piemontesi spedì a Londra una partita di “Barol”: fu un grande successo, tanto che persino il futuro Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, in viaggio in quegli anni in Europa, ne citò la bontà nei suoi diari, descrivendolo “quasi amabile come il Bordeaux e vivace come lo Champagne”.

Ecco l’immagine del gusto del Barolo di quegli anni: un vino dolce e frizzante, poiché non si sapeva ancora come trasformare tutti gli zuccheri contenuti nel mosto in alcol.

Quando e per merito di chi nasce allora il Barolo moderno? La nascita si colloca attorno agli anni Trenta del 1800 e il merito è da attribuire ai Marchesi Falletti, che invitarono in Piemonte l’enologo francese Louis Oudart, che applicò le tecniche usate per i grandi vini francesi sul vino prodotto nei possedimenti della marchesa Giulia Falletti. Quest’ultima inviò al Re 325 carri, ognuno contenente una botte di Barolo: una per ogni giorno dell’anno, in modo che il re potesse assaggiare ogni giorno un vino diverso.

Fu così che alla corte di Torino il Barolo venne definito “vino dei re, re dei vini”.
Un vino dal colore granato pieno e intenso, profumo al contempo fruttato e speziato; sia al naso, sia in bocca ricorda i piccoli frutti rossi, le ciliegie sotto spirito e la confettura, ma regala anche suggestioni di rosa e viola appassita, cannella e pepe, noce moscata, vaniglia e talvolta liquirizia, cacao, tabacco e cuoio.

Deve invecchiare almeno tre anni, di cui uno e mezzo in legno di rovere, e solo dopo cinque può fregiarsi della “Riserva”.  Già piacevole dopo 4-6 anni arriva al culmine dopo 10 anni di invecchiamento e resta ottimo anche dopo 20 o più anni. Ovviamente dipende dall’annata che può essere perfetta.

Il Barolo è un vino che si presta in modo eccezionale all’accompagnamento di piatti saporiti, come brasati e arrosti, ma anche di selvaggina e cacciagione di pelo o di piuma. Questo vino è eccezionale con i formaggidal sapore intenso, e in particolare con quelli stagionati ed a pasta dura, ma non piccanti, come ad esempio il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, il Castelmagno ed il Bra stagionato; infine si presta anche ad essere servito con cibi aromatizzati al tartufo e, a fine pasto, può accompagnare la pasticceria secca. Un classico abbinamento è ad esempio quello fra Barolo e paste di meliga (conosciute in dialetto come paste ‘d melia), frollini tipici del Piemonte.