Lombardia

Vigneti nell'oltrepò Pavese Lombardia

di Guido Montaldo


La Lombardia è conosciuta più come una regione fortemente industrializzata e terziarizzata, piuttosto che per le sue produzioni agricole. Il settore vitivinicolo lombardo è invece caratterizzato da numeri importanti e da un altissimo livello qualitativo.

I vini della Lombardia rappresentano un territorio estremamente eterogeneo.

La vitivinicoltura lombarda è infatti caratterizzata da una grande diversificazione ambientale degli areali produttivi, che si distinguono per condizioni climatiche e orografia.

Un’agricoltura che spazia dalla viticoltura eroica di montagna della Valtellina, alle viticolture moreniche del lago di Garda e d’Iseo, alle dolci ondulazioni del Lugana fino ai colli morenici mantovani; dalla grande area collinare pre-appenninica dell’Oltrepò Pavese fino alle aree alluvionali del lungo Po del Lambrusco Mantovano e a queste si aggiungono la Valcalepio intorno all’area di Bergamo e San Colombano, l’unico vino Doc della provincia di Milano.

Una storia antica e affascinante quella dei vini lombardi. Probabilmente i Celti insubri coltivavano già il Pignolo e il Nebbiolo, ma è del 1300 il trattato Liber ruralium commodorum del bolognese Pietro De Crescenzi, che descrisse le uve principali coltivate in Lombardia. L’uva Schiava era assai usata nei pressi di Brescia e nelle parti collinose del Mantovano. Nel Milanese si coltivava il Pignolo, un vitigno che si maritava (appoggiava) agli alberi vivi. In questo periodo la coltivazione della vite veniva praticata addirittura all’interno delle città, come a Brescia sul colle Cidneo, dove attualmente, a ridosso del Castello di Brescia, alligna un meraviglioso vigneto denominato della Pusterla, ancor oggi produttivo che risulta essere il vigneto più grande in un centro urbano in Europa. Anche all’interno della città di Milano si coltivava la vite e si produceva vino. E’  leggendaria la vigna fra porta Vercellina e la pusterla di S.Ambrogio, che Ludovico il Moro donò nel 1499 a Leonardo da Vinci, perché rimase quasi intatta fino al 1922, quando la città cominciò la sua trasformazione urbana.

Leonardo Da Vinci (1452-1519) fu tra i primi a testimoniare in epoca moderna il carattere impetuoso dei vini della Valtellina, nei suoi appunti riportati nel Codice Atlantico infatti scrisse: “Voltolina, com’è detto, valle circundata d’alti e terribili monti, fa vini potenti assai, e fa tanto bestiame, che da paesani è concluso nascervi più latte che vino”.

Quando bevi un vino della Valtellina è come se degustassi la storia in un calice. Già alla fine del XV sec., furono imposti ai contadini valtellinesi dei veri e propri disciplinari dove si prescriveva la coltivazione di determinati vitigni come la Chiavennasca, Pignola e Rossola, protagonisti ancora oggi dei vini valtellinesi.

Vitigni

Autoctoni e tradizionali: Groppello gentile, Moscato di Scanzo, Marzemino, Trebbiano di Lugana, Majolina, Lambrusco viadanese, lambrusco Maestri, lambrusco Marani e Lambrusco Salamino, Uva rara,  Croatina, Vespolina, Verdea, Chiavennasca, Rossola, e Pignola, Malvasia; Moscato bianco, Cortese.

Internazionali: Pinot nero, Chardonnay, Pinot grigio, Pinot bianco, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc, Riesling

Docg e Doc

5 Docg: Franciacorta; Oltrepò Pavese Metodo Classico; Scanzo o Moscato di Scanzo; Sforzato di Valtellina o Sfursat di Valtellina e Valtellina Superiore

22 Doc: Bonarda dell’Oltrepò Pavese; Botticino; Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese o Buttafuoco; Capriano del Colle; Casteggio; Cellatica; Curtefranca; Garda; Garda Colli Mantovani; Lambrusco Mantovano; Lugana; Oltrepò Pavese; Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese;  Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese; Riviera del Garda Bresciano o Garda Bresciano;  San Colombano al Lambro o San Colombano; Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese o Sangue di Giuda; San Martino della Battaglia; Terre del Colleoni o Colleoni; Valcalepio; Valtellina Rosso o Rosso di Valtellina; Valtènesi.