di Davide Spataro
Il Pinot Nero è croce e delizia di ogni viticoltore: è una varietà complessa, fragile e incostante, sensibile ai cambiamenti climatici che richiede molta cura e conoscenza per poter estrarre dai suoi acini vini di qualità.
Originario della Borgogna dove viene coltivato probabilmente da più di 2000 anni è uno dei vitigni più esportati nel mondo – dalla Nuova Zelanda all’Oregon, dall’Australia alla Germania. Anche in Italia questo nobile vitigno ha trovato terreno fertile ed è diventato un “classico” per molte zone come l’Alto Adige e l’Oltrepò Pavese dove, vinificato in purezza, esprime risultati di grande interesse e qualità.
Il suo grappolo a forma di pigna (“pinot” richiama proprio la sua forma) è allungato con acini piccoli e con buccia sottile molto sensibile. La sua maturazione è precoce e la pianta predilige i terreni calcarei e i climi non troppo caldi. La vendemmia è un momento molto critico e spesso si protrae fino ad ottobre con i grappoli piccoli e compatti immersi nelle nebbie autunnali.
I vini rossi sono scarichi di colore, quando trovano il terroir favorevole, esprimono grande eleganza e finezza gusto-olfattiva. Il bouquet spazia dai frutti di bosco come mora, ciliegia e lampone, ai sentori floreali di rosa e violetta con note speziate. Per le varietà più complesse si percepiscono sensazioni di cuoio, tabacco e caffè. Al palato esprimono grande freschezza ed equilibrio con tannini solitamente “gentili” e non invadenti
Il pinot nero è anche vinificato in bianco e insieme a Chardonnay e Pinot Meunier è la base per tutti gli Champagne d’oltralpe (soprattutto nella splendida Val di Reims). Anche in Italia, specialmente in Franciacorta e nella zona del Trento doc, viene utilizzato come vitigno principale per la produzione di bollicine e la sua eleganza è l’ingrediente fondamentale del successo di questi spumanti.
Per gli enologi la sua vinificazione è una sfida entusiasmante, in quanto la coltivazione della sua vite richiede grande dedizione e condizioni idrogeologiche e climatiche perfette. Gli acini al momento della raccolta risultano molto fragili e la vinificazione necessità di precisione e maestria per poter ottenere vini fini e complessi. L’affinamento ne determina l’eleganza e la piacevolezza e non sempre il risultato è scontato.
Nel nostro Paese troviamo validi esempi di Pinot Nero anche in valle d’Aosta, in Friuli e in misura minore in Toscana e nelle Marche ma è sicuramente l’Alto Adige il territorio che storicamente ne esprime i prodotti migliori. Sono stati i primi ad importarlo in Italia già alla fine dell’Ottocento quando ancora si trovava in territorio austrico (sulle etichette sovente si incontra il nome tedesco “Blauburgunder”). I suoi terreni ricchi di calcare e i suoli argillosi costituiscono una base ideale per la sua coltivazione, le violente escursioni termiche ne arricchiscono il corredo gusto-olfattivo.
Le sue espressioni vinificate in rosso sono ideali per accompagnare formaggi stagionati, taglieri di salumi, primi piatti di carne, pollame e carni bianche. Un trionfo di sensazioni con l’anatra arrosto. Per le versioni vinificate in acciaio e abbastanza giovani si possono azzardare abbinamenti con piatti di pesce come il tonno fresco. Nelle versioni spumantizzate scontato affermare che si abbina con praticamente tutto…dall’aperitivo al dessert!
Un vitigno sinonimo di eleganza e raffinatezza che dalle dolci colline della Côte d’Or in Borgogna ha conquistato i palati di tutto il mondo.